Notizie positive per chi ha ricevuto una maxi bolletta riferita a consumi anomali e decide di contestarla: la Corte di Cassazione ha stabilito che deve essere il gestore a provare il corretto funzionamento del contatore (ordinanza 34701, sezione Terza Civile del 16-11-2021).

Il caso di una utente che ha contestato la bolletta

La pronuncia della Cassazione nasce dal caso di una signora che si era rivolgeva al Giudice di Pace per contestare un conguaglio di consumi di energia elettrica delle sue bollette. Il gestore infatti dopo aver cambiato il contatore aveva richiesto il pagamento di oltre 3.000 euro di bolletta per consumi anomali che la signora sapeva con certezza di non aver effettuato.
La signora aveva anche provato che le misurazioni precedenti non erano mai state di quell’entità, tuttavia sia il Giudice di Pace che il Tribunale interpellato in un secondo momento le avevano dato torto. O meglio: ritenevano che spettasse a lei dimostrare che la lettura del contatore fosse errata.

Il ricorso e la “vittoria”

Grazie alla sua determinazione, la consumatrice – decidendo di ricorrere in Cassazione – alla fine ha avuto la meglio. La Cassazione ha stabilito che in caso di contestazione della fattura debba essere il somministrante a dimostrare che il contatore funzionasse regolarmente al momento della misurazione.
Nello specifico questa la massima della contestazione: “in tema di somministrazione con registrazione del consumo mediante l’impiego di apparecchiature meccaniche o elettroniche spetta all’utente contestare il malfunzionamento del contatore – richiedendone la verifica – e dimostrare l’entità dei consumi effettuati nel periodo. Incombe, invece, sul gestore l’onere di provare che lo strumento di misurazione è regolarmente funzionante e, in questo caso, l’utente è tenuto a dimostrare che l’eccessività dei consumi è imputabile a terzi e, altresì, che l’impiego abusivo non è stato agevolato da sue condotte negligenti nell’adozione di misure di controllo idonee a impedire altrui condotte illecite”.

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